Malaise

Ieri conferenza all’école normale supérieure de Lyon.
Avevo paura. Che stupida. Avevo una paura folle eppure era solo una conferenza, si trattava solo di ascoltare e prendere appunti. Ma a me l’école normale fa paura. Mi fanno paura i professori che ci insegnano e mi fanno paura gli studenti che la frequentano, avendo l’idea di trovarmi tra geni e sentendomi stupida e soprattutto inadatta.
Precisiamo.
Il relatore era il prof. di Newman, una persona affabile, sensibile, intelligente e assolutamente piacevole. Ci ha invitati personalmente, il tema era bello, molto bello, Primo Levi e l’etica della comunicazione. Che chiedere di più?
Ma avevamo paura, io, poi, a livelli assurdi. Che idiota. Mille esami all’università, due discorsi di laurea sostenuti e ancora ho paura a mettere piede in una scuola, in un’università. Ancora le mani mi diventano gelide, sento freddo eppure sudo, insomma, uno schifo!
Fatto sta che a parte un cambiamento di aula e qualche corridoio labirintico troviamo la sala della conferenza, poca gente (ma che facce intelligenti!), pochi banchi, il prof. di Paolo che arriva e comincia a parlare, un’atmosfera distesa, mi sento meglio, l’angoscia da prestazione è passata! (ma quale angoscia, notate bene che mica dovevo intervenire!).
Fatto sta che devo andarmene prima: alle 18, 15 ho la generale di Macbeth (pronunciato Macbès dai francesi, lasciamo perdere), e non posso mancare. Dunque sgattaiolo fuori dall’aula alle 17,30 e mi avvio alla metropolitana. Nell’aula faceva caldo, un caldo insopportabile, questo bisogna dirlo, però sto bene, sono in tempo, mi tuffo nel sottoterra e aspetto la métro. Arriva il vagone ed è stra-carico di gente. E’ l’ora di punta, bisogna riconoscerlo, non mi capita mai di usare la métro, di solito vado al lavoro a piedi, ma l’école normale si trova davvero dall’altra parte della città e se cercassi di raggiungere l’opéra a piedi non arriverei mai in tempo.
Salgo e mi schiaccio tra la gente. Una sardina, penso. Un percorso di circa 15 minuti, poi scendo, faccio un cambio, sempre tra la calca e attento l’altra métro. Arriva, sono in orario. Molto bene.
Salgo, ancora calore, ancora gente. Ma sto bene. Incontro anche un mio collega dell’opéra, è musicista e tra tutto quel marasma riesce anche a leggere le note di una sinfonia moderna che sta studiando. Pare tranquillo tra la folla, ci è abituato, mi dice.
Scendiamo, fermata Hotel de Ville, siamo arrivati finalmente. Salgo le scale, aria, cielo, che bello. La gente si sparpaglia per la città e io e Thibaut ci dirigiamo verso l’éntrée des artistes, sono le 18,02 e siamo in anticipo.
Arriviamo davanti alla porta e pian piano arrivano i primi colleghi. Mathilde, Marine, Clement, Ugo. Si parla della mononucleosi, Marine e Mathilde l’hanno presa lo scorso anno e tra una cosa e l’altra sono state in ballo dieci mesi. La cosa un po’ comincia a spaventarmi. Non so perché.
Strano. Le due raccontano che si sono sentite fiacche per tutto l’anno, che avevo stanchezze ogni per tre due, che non capivano da dove veniva, febbre, mal di gola e poi finalmente la risposta dalle analisi del sangue. Un anno per farsi passare una malattia del genere! Cavolo.
Fatto sta che queste parole proprio mi danno alla testa, insomma, mentre i discorsi si dirottano su altro in attesa che arrivi l’ora di entrare e cambiarsi, io continuo a pensare alla malattia. Al contempo comincio a non sentirmi affatto bene. O meglio, mi sembra di stare bene solo che vedo tutto giallo. Vedo tutto giallo e sento un dolore al braccio sinistro, (non al gomito, non è un’infarto!) ma come se mi si stringesse una vena sull’avambraccio. Mentre realizzo che non mi sto sentendo bene e che dal giallo sto cominciando a vedere bianco, penso anche che insomma, questa sensazione mi passerà pure! Intanto vedo (o intravedo, dato che il bianco si fa sempre più persistente) che gli altri parlano e parlano, ma non sento niente, vedo solo vagamente le bocche che si muovono, ma cosa dicono? Forse è il caso che arrivi alla parete, si c’è una colonna proprio a due passi da me, mi appoggio giusto con la schiena e starò certamente megl……

Mi sveglio perché sento da lontano una voce che mi chiama “Ilarià, tu m’entends? Ilarià! Ilarià!”
Apro piano gli occhi e sono a terra, sono tutti intorno a me. C’è anche il l’addetto alla sicurezza dell’opéra. che mi chiedo come sto “je suis vivante!” e sorrido. Sto bene, avevo solo bisogno di svenire un attimo, sapevo che dopo sarei stata meglio. Mi portano in infermeria, mi provano la pressione. Perfetta. Non pensavo di essere così suggestionabile. Il caldo forse? Ma no, stavo bene. Ma quelle parole sulla mononucleosi. Basta così poco? Non pensavo. Eppure sì.
Dico che sto bene, che possono lavorare. Mi vogliono far tornare a casa, ma sto bene, posso farcela, figuriamoci!
Così è, ho fatto la mia generale, terzo balcone e ho visto questo Macbès francese, molto moderno, ma con una musica di Verdi sublime e begli effetti ottici come scenografia.
All’uscita pioveva, c’era Newman con l’ombrello.
Tutto apposto, cari, sono ancora viva.

I.

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2 risposte a Malaise

  1. Valeprevi ha detto:

    venerdì 12 ottobre. ore 17.26
    Cara Ila,
    vedendo l'insolita immagine che hai postato mi sono detta: “Si vede che ha fatto un corso di primo soccorso all'Operà” poi leggendo, “si vede che è svenuto il professore affabile…sarà svenuta una di quelle facce intelligenti”, poi leggendo ancora :”si vede che qualcuno è svenuto in metropolitana, o è svenuto il suo amico che legge le note, o le hanno scippato la borsa mentre era in metro e lei ha preso a cazzotti il malvivente facendogli perdere i sensi”, poi leggendo ancora: “sarà svenuta una di quelle vecchie e grasse signore ingioiellate che di solito si fanno aria col programma sedute in prima fila”. Poi leggendo ancora :”si vede che è svenuta una delle 2 ragazze che ha avuto l'ebola”…poi leggendo ancora…:”ma non sarà mica svenuta proprio Ilar…” Per lo schoc sono svenuta!!!
    Mia cara, eri stanca, sicuramente non hai bevuto un thé pomeridiano prima di infilarti nella calca della metro e poi mangi poco! devo dire che non pensavo fossi così suggestionabile. Comunque anche un mio collega l'ha presa ed è stato a casa 6 mesi. Non so se è contagiosa ma tu per sicurezza non stare davanti alle 2 ex appestate tue colleghe, si sa mai che mentre parlano ti sputacchiano in faccia e il contagio avrebbe così inizio…ODDIO!! mi sa che ti ho suggestionato, sorryyyy.
    Riguardati, predi un multivitaminico che col cambio di stagione non fa mai male.
    Ciao mia svenevole amica 😉

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  2. Faby ha detto:

    Io sono svenuta al mio primo parto, quando ero studente. E tutti pensavano fosse per la vista del sangue, invece era perché avevo appena mangiato una brioche alla crema (la solita golosa), era luglio e fuori c’erano 40 gradi, mentre in sala parto c’era l’aria condizionata à fond. Lo sbalzo di temperatura più la crema pasticciera sullo stomaco devono avermi fatto male…ma tutti hanno pensato che fosse per il sangue! Sigh…nemmeno l’ho visto il parto, ho iniziato a vedere bianco prima!

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