Una fine

Nel calore luminoso del segretariato di lingua e cultura francese, cerco il mio nome sulla lista degli ammessi all’esame del C1. Ammessi, dunque, salvati. Chi ha il suo nome sul colloso foglio A4 appeso in bacheca riceverà a casa il diploma, il voto e la scritta C1 de langue française. Mi cerco e non mi trovo. Mi viene da ridere, “lo sapevo, che scema!”. Sono attonita, stranita, a tratti incredula, ma non triste. Il procedimento di apprendimento di una lingua è una cosa lenta, ci vuole del tempo, il suo tempo. Quello che più conta è che ci vuole il mio tempo, che forse è più lungo, più laborioso, più pachidermico rispetto a quello degli altri. Mi passano davanti dei cinesi, parlano la loro lingua acuta e dissonante, si cercano annuendo sui fogli del B2 si trovano e continuano ad annuire soddisfatti. Poi, nell’aria calda che entra dalle finestre, lancio ancora un’occhiata all’infingarda lista ed eccomi li’, comparsa dove prima non c’ero. Ammessa. Passata. Reussie. Sorrido ancora, come se il C1 fosse gia’ una storia antica, come se gli obiettivi fossero cresciuti, si fossero complicati, tutto mira sempre al più alto, ma per arrivare dove, mi dico. Ritorno a passo svelto nel cortile, svolto l’angolo sotto il portico, mi getto nella strada e nell’apertura di Place Bellecour, c’è il sole forte, sono le 15 e 53, ho ancora qualche ora prima dell’opéra. Cammino silenziosa, mentre i platani giganti che contornano la statua di Antoine de Saint Exupéry; si muovono lenti, scossi appena dal vento fragile che accarezza la strada.
Mentre senza voltarmi cammino verso casa, penso che la fine è proprio una fine, ogni volta. Che per quanto ci si aggrappi con le unghie e i denti ai giorni, alle cose, alle persone, ebbene, se deve finire finisce e a tutto non c’è rimedio. E’ dalla terza superiore che la storia del Panta rei mi angoscia e mi solleva: tutto scorre, è un bene, è un male, dipende dai soggetti, dai punti di vista.
Al pranzo d’addio di noi compagni, tutti, sorridenti, prima d’andare, sillabavano un flautato à bientôt. Perché, chiedevo io. Lo sappiamo benissimo che non ci rivedremo mai più, mai più in tutta la vita. Silenzio. Si, beh, ma, insomma, c’è facebook, ora è facile mantenere i rapporti! Sapete come la penso.
E sapete anche voi, come lo sapevano loro, come lo sappiamo tutti, che quell’a presto, è davvero, davvero un addio.

A ciglio asciutto, un grosso abbraccio.
I.

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2 risposte a Una fine

  1. Valeprevi ha detto:

    Giovedì 31 maggio ore 21.40
    Succede proprio così, quando cerchi ansiosamente il tuo nome in un fitto elenco della salvezza non lo trovi mai e pensi che tutto è perduto, tutto è stato vano, “e adesso che faccio?” ti dici col cuore in gola. Poi un lume di razionalità fa breccia nel caos e rileggi l'elenco dei sopravvissuti, eccolo lì, il mio nome, caspita che attimi di puro panico!
    Ma non avevo nessun dubbio mia cara!
    Gli addii ci stanno e ringraziamo il Signore che esistono. Sai che fatica tenere vivi i rapporti con tutta quela gente con la quale ho stretto solo rapporti di classe? No davvero, sarebbe davvero troppo,troppo faticoso. Persino stare in facebook mi causa fatica. Uff!
    La vita è come una scatola di cioccolatini, non sai mai quello che ti capita. Lasciami aggiungere che è anche per questo che è bello finire “un cioccolatino”, perchè il prossimo sarà tutto una sorpresa.
    Per un attimo mi sono immedesimata nel tuo alter ego, un pò troppo pragmatico forse..
    Complimenti, sei stata bravissima!!
    A presto mia cara, sapendo che il nostro “a bientot” è reale e per nulla faticoso;)

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  2. Ivan ha detto:

    Complimenti anche da me! Non avevo dubbi Ila!
    Ci fai sapere se torni per l'estate? Intanto un beso, e a presto! IVAN.

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