Enfin…Paris!

Oggi, in una giornata azzurrissima che si levava tersa e fredda, sopra il cielo lionese, siam partiti di ora presta, destinazione Parigi.
Dovevamo formalizzare qualche iscrizione in dottorato (anche se la procedura, che si sviluppa in due parti non è che agli inizi, e per quanto mi riguarda, ancora lunga, vista la presenza di una co-direzione e altre burocrataggini che non vi spiegherò per non annoiarvi.); ora di partenza da Lyon 10,07. Ora di ritorno da Paris 20,53.
Una lunga giornata, con un cielo che dal TGV che attraversava in tutta velocità la Francia, ha cambiato mille colori e mille sfumature. Dai finestrini e sempre di sfuggita, siamo riusciti a scorgere i colori della Borgogna, i prati verdissimi, le mucche che si riposavano mentre l’erba oscillava lenta e il cielo si spostava, vagando  chissà dove.
Poi Parigi, che ti accoglie sempre in un cielo color tempesta, una pioggerella che non sai se viene, non sai se  va. I cantieri edili alle porte della ville, nella prima periferia, betoniere e cave di ghiaia, les usines (fabbriche) che nascondono lavoro e molta fatica. I pendolari che viaggiano sempre di fretta, mangiano snack malsani e trascinano trolley inciampando tra di loro, nella corsa disperata che li porti, di lì ad almeno un’ora, verso la fermata della métro che significa meta, lavoro, approdo. Per noi sono due cambi, e la metro 13, color azzurro, che porta fino a Saint-Denis, i visi che cambiano color della pelle, e i francesi che, in quella linea che vola verso il nord della città, scompaiono piano piano, per lasciar spazio agli studenti (come noi, che scendono all’ultima fermata) o agli altri immigrati dai mille colori e dai visi stanchi e trasformati, che abitano la banlieu e ci si sentono forse un po’ prigionieri, un po’ stranieri, ancora e nonostante tutto.
Parigi è strana: puoi prendere un panino vegetariano al café Européen, vicino alla Gare de Lyon, e sentirti trascinato nella belle époque: bere un thé al bergamotto tra tende di velluto pesante e lampade soffuse, mentre fuori il mondo corre, qualcuno scrive ad un taccuino e tutto sembra una cartolina.
Oppure vedere una signora con una borsa della spesa, un po’ malconcia, frugare nel cassonetto fuori dal supermercato Monoprix: hanno gettato i sacchetti di insalata scaduti, sono ancora chiusi. Lei, raggiante, con un bottino tra le mani, se li infila nel sacchetto blu e continua a marciare sul marciapiede, tra gli sguardi indifferenti dei passanti.
Si torna con il viso stanco, il trucco marrone che disegna lunghe occhiaie. Altri giorni lunghi, altre sere e altre albe mi vedranno ancora, se tutto va bene, su questi treni, su questi binari.
Un altro viaggio è cominciato, un pezzo alla volta, come sempre.
Pagine infinite da studiare, un lavoro da comporre, una vita da inventare.

Buonanotte, buonanotte.
I.

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Una risposta a Enfin…Paris!

  1. Valeprevi ha detto:

    venerdì 28 settembre ore 22.05
    mia cara Ilaria,
    che giornata faticosa! Mentre tu eri a Parigi io invece ero a Melzo (praticamente uguale).
    Mentre tu bevevi il thé al bergamotto tra tende di velluto io ne bevevo uno deteinato (dell'esselunga) con 300 biscotti al cioccalato nella cucina super incasinata di mia sorella Daniela. Il mio dovere ieri pomeriggio è stato giocare con le figurine con i bambini e costruire una casa di 6 piani con trampolino fuori dalla mansarda per il ninja di Alessandro, dimenticavo la piscina e tutte le armi annesse e connese alla casa. Sono tornata stanca morta, la giornata è stata lunga. Immagino tu che hai fatto tutte quelle ore in treno e poi scartoffie da sbrigare e chissà che altro!! Trovi sempre qualcosa di poetico su cui soffermarti, la stanchezza non ti ferma e questa parte di te la amo molto. Voglio pensare che poi al mattino dopo (cioè oggi)la sveglia non è suonata presto e hai dormito un poco più del solito, ma mi sa che mi sbaglio, sarai andata a scuola o a lavorare.
    Ti auguro un buon fine settimana, ti abbraccio con tutto il cuore, Vale

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